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Nel 1937, durante gli scavi intorno alla chiesa di S. Omobono, in vicolo Jugario, si rinvenne un santuario dedicato al culto di Fortuna e della Mater Matuta. Questi ritrovamenti, particolarmente importanti per la storia di Roma, sorgono nell'area del Foro Boario dove l'incontrarsi di vie fluviali e stradali facilitarono l'incontro tra popoli provenienti da varie parti del Mediterraneo. La piazza del foro Boario svolse quindi funzione di mercato e fu frequentata anche da mercanti greci a partire dal IX-VIII secolo a.C.. Pertanto il santuario della Mater Matuta svolse un ruolo religioso e commerciale in modo analogo ad altri sorti in altri porti del Mediterraneo (Tarquinia, Cerveteri ecc.). La Mater Matuta di Roma venne identificata in Leucocea, Dea di origini tebane, gettatasi in mare con il figlio Palemone per sfuggire ad Hera, irata avendo Leucocea salvato Dionisio figlio della sorella Semele e di Giove. Leucocea e Palemone dopo varie peripezie approdarono sulle rive del Tevere e furono accolti da Ercole e dalla ninfa Carmenta che abitava sotto il colle Campidoglio . Mater Matura fu considerata la protettrice dei bambini, della navigazione, della luce del mattino e delle nascite. Per gli umani destini la dea era associata alla Fortuna. Gli scavi archeologici non hanno ancora chiarito se nell'edificio fossero associate due divinità e se ne esistesse un altro. Gli scavi però ci dicono che il culto iniziò presumibilmente intorno al VII secolo a.C. in luoghi ancora aperti. Il Tempio vero e proprio fu costruito da Servio Tullio su un podio di tufo, era a pianta quadrata con due colonne sul lato frontale e vi si accedeva attraverso una gradinata. Le decorazioni erano in terracotta dipinta di cui sono stati rinvenuti alcuni frammenti. Il tempio fu rimaneggiato da Tarquinio il Superbo nel VI secolo a. C.; ne fu modificata la pianta che divenne rettangolare, fu rivestito con lastre con figure di carri, e finemente decorato. Nel 509 a. C. alla caduta della monarchia il te...
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