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La via dai Lucchesi prosegue direttamente nella Via di S. Vincenzo, che sbocca di fronte alla fontana di Trevi, la più monumentale di Roma, resa più imponente e fragorosa dalle strettezze dal «trivio» (crocevia) ove sorge e da cui trae il nome. Nel 19 a. C. Agrippa fece costruire per le sue Terme un canale di 20 km che condusse a Roma l’Acqua Vergine, così detta perché vuole la tradizione che una fanciulla (Virgo) ne mostrasse la sorgente ai soldati romani assetati. Nicola V e poi Sisto IV ripararono i danni che avevano ostruito per otto secoli le condutture e fecero costruire da L. B. Alberti la gran vasca (1453); la fontana, restaurata da Urbano VIII (con le entrate della tassa sul vino, per cui Pasquino disse: dopo mille imposte sul vino, Urbano ora rinfresca i Romani con l’acqua pura), per ordine di Clemente XII, fu portata all’aspetto attuale da Nicola Salvi (1762), utilizzando un’idea del Bernini. E’ antica usanza dei forestieri buttare una monetina nella vasca per assicurarsi il ritorno a Roma. Nel centro della facciata del palazzo dei Duchi di Poli è stato ricavato un grande arco di trionfo romano, con tre nicchie, al posto dei fornici, incorniciate da quattro colonne. Dal nicchione centrale, a volta, si stacca la colossale figura dell’Oceano, trascinato sul cocchio a conchiglia da due cavalli marini, guidati tra l’acqua e le rocce da tritoni (scultura P. Bracci). La scogliera si apre a coprire la base del palazzo, mentre l’acqua spumeggia da cento torrenti nella gran vasca (80.000 metri cubi al giorno, che alimentano le fontane delle piazze Farnese, di Spagna, Navona, il ninfeo di villa Giulia e molte case private). Nella nicchia sinistra l’Abbondanza, di F. Valle e, sopra, Agrippa approva il disegno dell’acquedotto, bassorilievo di G. Grossi; nella nicchia destra, la Salubrità, di F. Valle, e, sopra, La Vergine indica la sorgente ai soldati, bassorilievo di A. Bergondi. Sul fastigio, lo stemma Corsini sorretto da geni alati. A sinistra della fonta...
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