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Si prende il viale della Trinità dei Monti, che costeggia a destra l’imponente facciata del Convento e Istituto di Educazione delle Dame del S. Cuore, poi il muro del parco di Villa Medici. Si sale lievemente fino a un pittoresco piazzale: a sinistra, sotto gli elci una ‘fontana a coppa di granito, sorretta da piedestallo, con l’acqua che zampilla da una palla di cannone. A destra, la "villa Medici, eretta nel 1544 da Annibale Lippi per il cardinale Ricci di Montepulciano, passata poi ai Medici, ai granduchi di Toscana e infine alla Francia. Nel 1808 Napoleone vi trasportò, dal palazzo Salviati, l’Accademia di Francia, fondata nel 1666 da Luigi XIV per dar modo ai giovani artisti francesi, particolarmente meritevoli, di venire a perfezionarsi a Roma (Prix de Rome, della durata di 3 anni). Alla facciata esterna del palazzo, severa, quadrangolare, a mattoni e intonaco, contrasta la vivacissima facciata interna che si vorrebbe suggerita al Lippi da Michelangelo. Consta di due avancorpi laterali e di un portico al centro su coppie di colonne; il tutto decorato da bassorilievi, statue, medaglioni e movimentato da tetti spioventi a vari piani, da torrette, belvederi e balaustre. (Alcuni festoni provengono dall’Ara Pacis Augustae. Proseguendo si entra nel Pincio, il parco pubblico disegnato da Valadier (1809-14) e compiuto da Pio VII dopo il suo ritorno a Roma, nella tradizione delle ville del Sei e Settecento. Si estende dove già sorgeva in antico uno dei gruppi di splendide ville che coronavano Roma, specie verso est: in questa zona avevano i loro « horti’ Lucullo (sotto la Trinità dei Monti), gli Achilli (verso nord), i Domizi (sopra la piazza del Popolo) e più tardi (IV sec.) I Pinci, che lasciarono il loro nome al colle. I viali del Pincio, per iniziativa di Giuseppe Mazzini, sono ornati da busti dei maggiori patrioti italiani. Subito dopo l’ingresso, a destra, un cippo ricorda che Galileo Galilei fu tenuto prigioniero nella villa Medici dal 1630 al 1633, per ordine del Sant’Uffizio. Il viale della Trinità dei Monti termina in uno spiazzo (ampio panorama) ove, a sinistra, è il piccolo monumento ai fratelli Enrico e Giovanni Cairoli (scultore Ercole Rosa), caduti a Villa Glori nel tentativo di penetrare in Roma, durante la campagna garibaldina del 1867. Il monumento rappresenta Enrico, che morì sul campo, già caduto, mentre Giovanni (che morì due anni dopo per le ferite riportate) spara contro il nemico, stringendosi al petto una mano del fratello. Sul piedistallo, l’o. d. g. di Enrico; dietro, con i nomi degli altri caduti, le parole di Garibaldi: ‘La Grecia ebbe i suoi Leonida, Roma antica i suoi Fabi e l’Italia moderna I suoi Cairoli’. Di qui il viale Gabriele d’Annunzio scende a piazza del Popolo, attraverso le rampe del Valadier, sistemate a decorazione arborea intramezzata da elementi architettonici (logge, nicchie, statue, ecc). Si continua nel viale A. Mickiewicz, che passa sotto la Casina Valadier e, lasciato destra il viale dell’Obelisco, si entra nell’ampio viale del Belvedere, che si apre poi nel vasto piazzale Napoleone, centro del Pincio. Limitano il piazzale: a destra, un’esedra arborea; a sinistra una grande terrazza che sovrasta il viale Gabriele d’Annunzio e dalla quale si gode uno dei panorami più famosi di Roma, particolarmente bello al tramonto. In basso, immediatamente oltre le rampe del Pincio, i due emicicli di piazza del Popolo, con l’obelisco in mezzo, la chiesa di S. Maria del Popolo a destra, e, a sinistra, le cupole a scaglie nerastre delle due chiese che fiancheggiano l’imbocco del Corso. Proseguendo con lo sguardo per la linea del Corso, sì vedono i due campanili di S. Giacomo, quindi l’alta cupola di S. Carlo al Corso. Di fronte, al di là della piazza del Popolo, il lungo rettifilo della Via Cola di Rienzo, terminante al Vaticano. Si vedono di questo i palazzi e i giardini; a sinistra la facciata di S. Pietro, di cui torreggia, come Isolata nello spazio, la cupola. Nello sfondo dell’orizzonte i colli della città, da M. Mario (a d.) al Gìanicolo, con la statua equestre di Garibaldi e i tre grandi archi della Fontana Paola. A sinistra del Vaticano, la rotonda di Castel S. Angelo, con la statua dell’angelo in cima, e la grande mole del palazzo di Giustizia; poi, una serie di cupole, da S. Giovanni dei Fiorentini a S. Andrea della Valle, fino alla calotta schiacciata dei Pantheon. Quindi, oltre la torretta dl Montecitorio, la cupola bassa del Gesù, la statua di S. Paolo sulla colonna di Marco Aurelio, la bianchissima mole del Vittoriano, la colonna Traina. Più in alto, gli slanciati edifici sopra Via IV Novembre, e, all’estrema sinistra, il lungo rettangolo rossiccio del Quirinale. Dalla terrazza, a destra, una ripida gradinata scende in piazza del Popolo.
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