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San Lorenzo fuori le MuraBack
 
Porta Tiburtina, S. Lorenzo fuori le Mura, Campo Verano, Monumento a Pio XII
La via Marsala termina al piazzale Sisto V, davanti a un arco, la cui iscrizione ricorda la trasformazione in condotto per l’Acqua Felice di un tratto delle mura Aureliane, eseguita da Pio V e da Sisto V alla fine del sec. XVI. Al di là dell’arco si costeggiano, a sinistra, le mura, pittorescamente turrite, e nelle quali si apre, in basso, la Porta Tiburtina, così detta da Tibur (Tivoli), eretta da Augusto e restaurata da Onorio nel 403, come attesta l’iscrizione sulla facciata esterna. La parte superiore della porta, ornata da bucrani, per l’interramento si trova quasi al livello dell’attuale piano stradale. Nel triplice attico passavano i condotti delle acque Marcia, Tepula e Giulia. Subito dopo si giunge al piazzale di porta S. Lorenzo: a destra gli archi di S. Bibiana, sottopassaggio ferroviario che comunica con via Giolitti, all’altezza della vicina piazza Vittorio Emanuele II; a sinistra, per un’ampia apertura tra due torri delle mura Aureliane, si va ad imboccare la movimentata via Tiburtina, che in circa 750 metri porta al piazzale del più antico cimitero di Roma, il Campo Verano o semplicemente il Verano. Venne istituito sotto l’amministrazione francese in ottemperanza alle disposizioni dell’editto di St. Cloud (1804) che vietava la sepoltura entro i centri abitati. Il primo nucleo progettato da Giuseppe Valadier nel 1807-1812 fu continuato sotto Gregorio XVI e Pio IX da Virginio Vespignani cui si devono la Chiesa di S. Maria della Misericordia, il quadriportico e l’avvio della sistemazione del Pincetto. L’ingresso fu compiuto nel 1880. L’entrata, preceduta da un bel gruppo di cipressi, è ornata da quattro colossali statue: Preghiera, Carità, Speranza, Meditazione, delle quali la 1’ e l’ultima sono di F. Fabio Altini, 1874-75. Nell’interno, il viale a sinistra, Il monumento a Goffredo Mameli; di fronte, il sepolcro di Ricciotti Garibaldi, figlio di Giuseppe, con i figli Bruno e Costante, morti volontari alle Ardenne nella guerra 1914-18. Nel quadriportico, tombe dell’ammiraglio Saint-Bon, del pittore Minardi, del generale Enrico Cosenz; sull’altura (Pincetto), il monumento ai Caduti pontifici della battaglia di Mentana; monumento ad Alessandro Brisse, Il prosciugatore del L. Fucino; nel viale interno, all’inizio, bel monumento ai marinai del sommergibile S. Veniero, di Publio Morbiducci. Più avanti, l’ossario comune « Lux Perpetua, ove, con un obolo si può fare accendere ai propri morti una lampadina elettrica per ventiquattr’ore. Presso il confine della nuova zona di ampliamento, si innalza il grandioso monumento ossario dei Caduti della guerra 1915-18, di Raffaele De Vico. Al di là del Cimitero, isolata nella piazza omonima la statua eretta nel 1969 - con il contributo dei lettori - dal quotidiano romano "Il Tempo" a memoria di papa Pio XII, "Pastor Angelicus", che in quel punto si raccolse in preghiera mentre aerei americani bombardavano il Cimitero del Verano, la chiesa limitrofa e il quartiere popolare di San Lorenzo il 19 luglio 1943; più oltre la colonna con statua di S. Lorenzo, di Stefano Galletti che si erge di fronte alla basilica patriarcale di San Lorenzo Fuori le Mura, una delle sette chiese visitate dai pellegrini a Roma. E’ nata dalla fusione della chiesa di S. Lorenzo, eretta dall’imperatore Costantino (330) e ricostruita dal papa Pelagio Il (578), con la chiesa della Vergine, edificata nell’VIII sec. da Adriano I (secondo altri da Sisto III nel V sec.). Lo stesso Adriano I (o, secondo altri, Onorio III nel 1216) fece abbattere le absidi delle due chiese, che erano addossate l’una all’altra con opposta orientazione, trasformando la chiesa della Vergine nel presbiterio della chiesa di S. Lorenzo. La nuova basilica così risultante, alla quale nel XII sec. si aggiunse il campanile romanico e nel 1220 il portico dei Vassalletto, venne successivamente restaurata nel XV e nel XVII sec., e poi rimaneggiata nel 1864-70 da Virgilio Vespignani. Semidistrutta dal bombardamento aereo di Roma del 19 luglio 1943, che danneggiò anche il quartiere circostante allo Scalo S Lorenzo, è stata restaurata e riaperta al culto nell’estate 1949. Sotto il PORTICO: sarcofaghi, tombe e affreschi del sec. XII e XIII alquanto rifatti. INTERNO basilicale, diviso in 3 navate da 22 colonne ioniche di granito, provenienti da edifici romani e sulle quali poggia direttamente l’architrave; il pavimento, i due amboni e Il candelabro pasquale sono cosmateschi (sec. XII-XIII). A destra dell’ingresso tomba del cardinale Fieschi (m 1256), composta di un gran sarcofago romano (in cui è rapprentato un rito nuziale), ricostruito dopo il bombardamento con I frammenti originali. L’affresco che la ornava è andato perduto, e pure sono andati perduti i grandi affreschi ottocenteschi di C. Fracassini, O. Mariani, F. Grandi che coprivano le pareti della navata centrale (meno uno del Fracassini collocato sulla parete d’ingresso). In fondo alla navata sinistra, all’ingresso della Cappella sotterranea di S. Ciriaca, tombe Aleandri e Guqlielmi, su disegno di Pietro da Cortona. Dietro l’altare maggiore, la cripta della confessione, che custodisce i resti dei martiri Ss. Lorenzo, Stefano e Giustino. Si sale al PRESBITERIO, circondato dalle colonne che sorgono dal pavimento della basilica pelagiana e sorreggono i matronei (del tempo di Pelagio Il ma quasi completamente rifatti). Sopra la confessione, il tabernacolo, coperto da baldacchino piramidale a tre ordini, la più antica opera firmata dai marmorari romani (Augusto e Sassone, figli di Paolo, 1148); in fondo all’abside, *sedia episcopale, del sec. XIII; sulla fronte interna dell’arco trionfale, Gesù e Santi, mosaico bizantineggiante, del sec. VI. Dalle estremità della nav. lat. si scende al piano della primitiva basilica pelagiana. In fondo, la CAPPELLA FUNERARIA DI PIO IX (1864-78), ricavata nel nartece della basilica costantiniana (arch. Raff. Cattaneo): mosaici su disegno. di L. Seitz; iscrizione sulla tomba dettata dal pontefice stesso. Gli ultimi lavori di ricostruzione hanno scoperto, sotto la basilica pelagiana, i resti di una costruzione anteriore (forse la basilica costantiniana), che si fa risalire all’epoca delle attigue catacombe, con le quali comunica per mezzo di un cunicolo. Si ritorna nella basilica anteriore e si passa, in fondo alla navata destra nella sagrestia e di qui nel CHIOSTRO romanico, a colonnine binate e galleria ha stile lombardo (fine del XII sec.), in cui sono raccolte numerose iscrizioni rinvenute negli scavi. Dal chiostro è l’ingresso alle Catacombe di S. Ciriaca, sviluppatesi intorno alla proprietà della matrona Ciriaca, dove sarebbe stato deposto il corpo del martire S. Lorenzo (258). Nella parte accessibile delle catacombe: un colombario; pitture cristiane, tra cui la parabola delle Vergini prudenti. Di fronte alla basilica ha inizio il grande viale Regina Margherita, che sale verso la via Nomentana, All’inizio, a destra, è l’ingresso a Catacombe con iscrizione della 2^ metà III sec., tra cui una menzionante Novaziano, forse il famoso scismatico. Più avanti, a sinistra, l’ingresso secondario alla Città Universitaria, costruita nel 1932-35 per ovviare all’insufficienza dell’antica sede della Sapienza; è opera principalmente di Marcello Piacentini, coadiuvato da numerosi collaboratori. Al centro, il Foro Universitario, con una bassa vasca in mezzo, ornata dalla Statua di Minerva (di A. Martini), e, intorno, il grande palazzo del Rettorato e gli edifici delle varie Facoltà. Si traversa la Città Universitaria, uscendo per l’ingresso monumentale, sul viale delle Scienze: a sinistra il palazzo del Consiglio Nazionele delle Ricerche; di fronte, il palazzo dell’Aeronautica, bella architettura moderna (1931), di Roberto Marino. A destra, il viale delle Scienze prosegue con il viale del Policlinico, che costeggia a destra il grande Policlinico, di Giulio Podesti (1890), sorto per iniziativa di Guido Baccelli. A sinistra, le alte mura del Castro Pretorio (oggi Caserma Macao), costruito da Seiano, ministro di Tiberio nel 23 per i Pretoriani, la guardia personale degli imperatori, incluso da Aureliano nella sua nuova cinta di mura.