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Cancelleria, Campo de' Fiori, Piazza FarneseBack
 
Dopo piazza della Chiesa Nuova, proseguendo il Corso Vittorio Emanuele II verso il Tevere, sulla sinistra si trova la piazza della Cancelleria, interamente chiusa su un alto dal palazzo della Cencelleria, uno dei capolavori architettonici del primo Rinascimento. La costruzione, iniziata forse nel 1483, si protrasse fin dopo il 1511 e, secondo l’Aretino, si dovette ad una vincita di 60.000 scudi fatta in una notte dal Cardinale Raffaele Riario, giovanissimo nipote di Sisto IV, contro Franceschetto Cybo, nipote di Innocenzo VIII. E’ attribuito tradizionalmente al Bramante, che invece pare sia venuto a Roma quando la costruzione era già molto avanzata; si propende oggi ad identificare l’architetto in Andrea Bregno, detto Montecavallo; tuttavia, c’è ancora chi sostiene che il Bramante vi abbia avuto parte. Il palazzo, dopo essere stato confiscato ai Riario, per aver questi partecipato ad una congiura contro Leone X, fu sede di alti prelati e di magistrature ecclesiastiche, nel 1798-99 del Tribunale della Repubblica, nel 1810 della Corte Imperiale, nel 1848 del Parlamento romano (il 15 novembre 1848 vi fu assassinato Pellegrino Rossi), e nel 1849 della Costituente; il 9 febbraio vi fu proclamata la repubblica romana. Dopo il 1870 rimase sede del Cardinale Cancelliere di Santa Romana Chiesa, con il privilegio della extraterritorialità confermato dai patti del 1929.
La facciata principale che dà sulla piazza e la cui eccezionale lunghezza è attenuata da leggeri avancorpi alle estremità è divisa in tre ordini da due fasce con bassorilievi e iscrizioni. Nel pianterreno, a bugne lisce, si aprono 12 semplici finestre centinate, 6 su ciascun lato del gran portale baroccheggiante, aggiunto posteriormente da Domenico Fontana (1589). Le finestre ad arco del piano nobile (il secondo) sono invece in ricco stile veneziano, con pilastrini e candelabri; quelle del terzo ordine sono invece rettangolari; centinate quelle del quarto; in alto, un elegante cornicione. Nella facciata a sinistra sulla vie del Pellegrino, si aprono due eleganti loggette, ornate con le imprese araldiche del Cardinale Riario (ripetute sulla facciata principale, mentre, negli angoli, vi è la rovere di Sisto IV).
Ancora più celebre della facciata è nell’interno il cortile rettangolare, tuttora attribuito da alcuni al Bramante. E’ a tre ordini, i due primi ad arcate aperte, il terzo chiuso; la teoria delle 44 colonne, provenienti dall’antica chiesa di S. Lorenzo in Damaso, è interrotta agli angoli da pilastri quadrangolari. Nel lato destro della facciata principale, si apre il portale, opera del Vignola, di S. Lorenzo in Damaso, chiesa costruita dal Bramante, come cappella di Palazzo, al posto dell’antica chiesa eretta da S. Damaso papa (380) in onore di S. Lorenzo. Adibita a scuderia durante l’occupazione napoleonica, venne restaurata dal Valadier e poi dal Vespignani (1868-82).
La piazza della Cancelleria comunica alla sua estremità con la Piazza di Campo de’ Fiori, già uno dei centri più importanti di Roma e luogo di esecuzioni capitali, tuttora sede del più pittoresco mercato della città. Al centro, il Monumento a Giordano Bruno (di Ettore Ferrari, 1887), qui bruciato vivo come eretico il 17 febbraio del 1600.
La figura di bronzo del filosofo incappucciato, diritto in piedi con le mani strette sul libro delle sue teorie, si leva su un alto basamento, ornato da medaglioni di eretici; famosa l’iscrizione di Giovanni Bovio "A Bruno il secolo da lui divinato qui dove il rogo arse". Sul lato della piazza semplice fontana formata da una lastra di granito e da un bacile marmoreo. All’altra estremità della piazza sorge, tra la piazza del Biscione e la via di Grotta Pinta, il palazzo Pio, già Righetti, edificato sui resti del teatro di Pompeo.
Tre vie portano da Campo de’ Fiori alla bella piazza Farnese. In questa, ai lati, due fontane attribuite al Vignola ma probabilmente del Rainaldi: dai marmorei gigli farnesiani l’acqua zampilla in due colossali vasche di granito egizio provenienti dalle Terme di Caracalla.
In fondo alla piazza il magnifico palazzo Farnese che corona, nel campo architettonico, l’età del rinascimento a Roma, aperta da Palazzo Venezia. Venne iniziato nel 1514, per conto del Cardinale Alessandro Farnese, poi papa Paolo III, da Antonio Sangallo, continuato, dopo la sua morte (1546), da Michelangelo, terminato da Giacomo Della Porta. Del Sangallo è la facciata, esclusi il cornicione e la loggia, opera del Michelangelo, che fece inoltre i fianchi e parte del primo e tutto il secondo cortile. Della Porta aggiunse la facciata posteriore, sulla via Giulia. Il palazzo passato dai Farnese ai Borbone, è oggi sede dell’Ambasciata di Francia presso il Quirinale.
La facciata sobria e maestosa è divisa da cornicioni in tre piani: al pianterreno 12 finestre architravate e il gran portale; al primo piano 12 finestre alternanti timpani triangolari e ad arco, e, al centro, la loggia tra due coppie di colonnine; al secondo piano 13 finestre tutte a timpano triangolare; corona la facciata lo splendido cornicione considerato, con quello di palazzo Strozzi a Firenze, il più bello del genere, fastosamente decorato, ma slanciato e alleggerito dal vasto spazio libero sopra le finestre dell’ultimo piano. Attraverso il grande atrio diviso da colonne di granito in tre navate (la centrale a volta e le laterali a soffitto), si passa nel primo cortile, circondato da un portico dorico e da due piani di logge chiuse, ionico il primo e corinzio il secondo. Ai lati del cortile, 2 sarcofagi; quello a sinistra proveniente dalle terme di Caracalla; quello a destra dalla Tomba di Cecilia Metella, della quale conterrebbe le ceneri. Per un ampio scalone, a sinistra, si sale alla celebre Galleria, lunga 20 metri e larga 6, splendidamente affrescata da Annibale Caracci con l’aiuto di Agostino e Ludovico, nonché di Guido Reni, Domenichino, Lanfranco ecc.. Le rappresentazioni mitologiche (Bacco e Arianna. Giove e Giunone, Apollo e diana, Ercole e Iole ecc.) hanno il carattere accademico proprio di quella scuola eclettica, e furono il modello alla pittura barocca. La facciata posteriore su via Giulia è a tre ordini, l’ultimo aperto in una leggiadra loggia ad alte arcate.
All’estremità destra (Ovest) della piazza, a sinistra la moderna chiesa di S. Brigida di stile neo-classico.